domenica 25 novembre 2012

La costruzione del Suono

Finalmente disponibile il primo manuale sull'accordatura curato da Batteria&Batteristi.
E' già disponibile online presso questo indirizzo:
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=907811 Ed. Feltrinelli
Autore: Fabrizio Granata
Prefazione: Rino Cavalli
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giovedì 7 giugno 2012

Quattro chiacchiere con Adrian Kirchler AK-Drums (1°parte)

Interview Adrian Kirchler 8 febbraio 2012 
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Lo scorso 8 febbraio, Elisabeth e io abbiamo avuto il piacere di incontrare uno dei costruttori e restauratori di tamburi più famoso al mondo: Adrian Kirchler
L'incontro è stato gradevolissimo. Adrian è una persona disponibile, simpatica e di grande umiltà; una persona che ci ha colpito per la sua semplicità.
In questa righe, troverete ciò che ci ha raccontato, nel quale traspare una grande passione e un altrettanto grande entusiasmo in quello che fa.

Buona lettura.

Rino: Ciao Adrian! Al NAMM 2012 si trovavano alcuni dei tuoi rullanti. Hai voglia di parlarci un po’ di questo ultimo progetto.
PhotobucketAdrian: Si, al NAMM è stato presentato il nuovo progetto con Craviotto: Masters Metal Series. Un giorno Johnny (Craviotto) mi ha chiamato per dirmi che aveva in mente qualcosa di nuovo. Aveva pensato a un fusto metà rame, metà ottone. L'idea è nata dal concetto “Two Piece Shell” in ottone che avevo fatto per la Ludwig. Il progetto è stato presentato ufficialmente due giorni prima del NAMM Show e poi, durante i quattro giorni del NAMM, sono stati venduti tutti. Nessuno sapeva del progetto e anche adesso non è conosciuto proprio perché sono stati venduti tutti. In realtà su internet si trovano informazioni: sul sito di Craviotto, sul sito Maxwell Vintage and Custom Shop e ovviamente anche sul mio sito (AK-Drums). 
R: Sei famoso in tutto il mondo per i rullanti marchiati Craviotto e Ludwig... Com'è iniziata e in che modo si è sviluppata la tua avventura con Craviotto e con la storica Ludwig?
A: Nel 2004 sono uscito ufficialmente dal laboratorio per presentare il mio primo lavoro al Vintage and Custom Drum Show di Amsterdam; era un rullante e Johnny Craviotto, anche lui presente, si era dimostrato interessato. La settimana seguente, mi ha contattato per l'acquisto di quel rullante. Un anno più tardi mi ha
contattato nuovamente per la prima collaborazione: i Diamond Series.
Nel 2007, in occasione della Musikmesse di Francoforte, un amico di Monaco mi ha presentato a Todd Trent, l'allora “Artist Relations Manager” della Ludwig. All'epoca stavano progettando qualcosa per i 100 anni dell'azienda, pensavano a un gold plated ma non avevano ancora un idea precisa. Dopo qualche scambio di emails, ho prodotto un prototipo. L'anno successivo sono tornato alla Musikmesse per incontrare nuovamente Todd Trent che, insieme agli altri manager della Ludwig, mi ha confermato il Ludwig Gold Triumphal - Limited Edition e in seguito anche il Ludwig Two Piece Shell. 


R: Produci tutto tu sui tuoi rullanti?
A: Si, produco tutto io. Faccio le meccaniche, i tube lugs, i cerchi e ovviamente i fusti. Se dico “questo rullante l’ho fatto io”, normalmente si pensa solo al fusto; nessuno pensa alla macchinetta tendi-cordiera o ai cerchi. Al giorno d'oggi è difficile trovare qualcuno che produca tutto.  

R: Questo rende i tuoi lavori ancora più preziosi! Hai prodotto interamente anche i rullanti per Craviotto e per Ludwig?
A: I Ludwig Gold Triumphal, li ho fatti interamente qui. I Diamond Series, il primo lavoro per Craviotto, ho prodotto soltanto i fusti incisi e già forati. Per il Copper Series ho fatto i fusti e la macchinetta, mentre per il nuovo progetto Masters Metal Series faccio i fusti e la macchinetta tipo vintage o in alternativa puoi scegliere la Trick standard. Ai lugs e alle cordiere ci pensa Craviotto.
R: Sul tuo sito c’è un rullante particolare, firmato dal batterista Damion Reid. Mi ha colpito per il connubio tra lo stile vintage e l'innovativa cordiera. Com’è nata l’idea?
A: La cordiera è tipo vintage, simile ai rullanti Ludwig negli anni 20. E' nuovo solamente come viene montata. Damion è un mio cliente. Qualche anno fa ha acquistato un rullante da orchestra. Non capivo il perchè. I rullanti da orchestra hanno un suono duro, secco, qualcosa che normalmente i jazzisti non amano. Un giorno l'ho visto suonare a Salisburgo e ho capito che per il suo modo di suonare cercava proprio quel tipo di rullante.
Suona velocissimo, tantissimi single-stroke roll. Quelle cose le senti molto meglio su un rullante da orchestra, e così mi è venuta l'idea di montare la cordiera in quel modo.
Ho parlato con lui proponendogli di provare un prototipo e, due giorni dopo averglielo fatto recapitare, lo ha utilizzato per il suo nuovo disco (ride). E' stato un lavoro di successo, in quel disco ha suonato anche Jack Dejohnette. Era contentissimo. Ora Damion ne ha due, un 14"x7” che suona sempre in concerto e un 14"x5” che usa in studio.
Adesso ne sto facendo uno anche per un altro batterista jazz americano. Questo però avrà il fusto in ottone e una cordiera più sottile. Anche in questo caso ci sarà uno snare bed per ogni diramazione della cordiera. Monterà una macchineta tipo “Dresdner” che permetterà di regolare metà cordiera alla volta. Sarà un rullante un po' più sensibile; avrà una cordiera più sottile e quindi un suono meno “militare”, più vicino ad una cordiera normale.  

R: Hai degli endorser?
A: Endorser non è proprio il termine giusto… normalmente un endorser può suonare solo con gli strumenti che riceve… un endorser Ludwig deve suonare Ludwig… altrimenti è nei guai (ride). A Damion Reid ho regalato il suo prototipo perché non ero sicuro del risultato, ma non ho mai imposto di suonare un mio strumento. Jack Bruno (batterista di Tina Turner, Joe Cocker, ecc...ndr.) è il mio cliente più recente; mi ha chiesto un rullante perchè ne ha sentito parlare. Il cliente soddisfatto e le collaborazioni con Ludwig e Craviotto sono la miglior pubblicità per me.
R: E magari i tuoi vicini di casa non sanno cosa fai…
A: Sicuramente (ride). 


- VINTAGE E RESTAURO -
R: I tuoi rullanti sono delle autentiche opere d'arte. Dai tuoi lavori, traspare una grande passione per il vintage. Ci parli di questa tua passione?
A: L'approccio vintage è nato principalmente quando volevo avere un Black Beauty inciso, ma costavano molto e non me lo potevo permettere, così ho iniziato a fare il mio primo rullante inciso da solo. Da quando ho cominciato a fare lavori di restauro, ho avuto la possibilità di vedere tutte le incisioni, non solo nei libri o su internet, ma le avevo proprio sotto mano! Ho avuto la possibilità di restaurare anche qualche Black Beauty Slingerland e altri rullanti davvero rari, dei quali ne esistono solamente 12 o 13 esemplari. Sono opportunità che mi permettono di avere tra le mani dei pezzi che normalmente puoi vedere solo da un collezionista o in un museo.
R: Un tempo si usavano pelli naturali, ora sono praticamente introvabili… 

PhotobucketA: Non sono introvabili, devi solo sapere dove cercarle. Ci sono delle ditte che le producono, Una è in Irlanda, una negli Stati Uniti… ma io le prendo sempre in Germania. Prendo le pelli senza il cerchio, le bagno, le monto sui cerchi che faccio io e aspetto che si seccano. Faccio come si faceva fino agli anni 50. C'è molta richiesta per i rullanti d’orchestra, soprattutto al nord: Austria, Germania, Olanda... In Italia no. Con il nostro clima le pelli naturali sono più difficili da gestire, devi accordarle spesso e poi sono più delicate. Al nord invece fa parte della cultura. Suonare su una pelle naturale è un altro mondo.
R: Quindi sei uno dei pochi che assembla pelli naturali?
A: Sono uno dei pochi che lo offre ufficialmente.



segue...
Quattro chiacchiere con Adrian Kirchler AK-Drums (2°parte)
 


di Rino Cavalli – Elisabeth Orion

Quattro chiacchiere con Adrian Kirchler AK-Drums (2°parte)






...segue

- DOMANDE TECNICHE -
R: Passando ad argomentazioni più tecniche, mi piacerebbe chiederti un po' di cose legate allo spessore dei fusti, alla scelta dei materiali, ai bordi ed infine alle nervature. Ho visto che alcuni rullanti hanno una sola nervatura, altri che ne hanno due o tre.
A: Lavoro l'ottone a 0.7 mm e il rame a 0,8 mm. Volevo rimanere sotto 1 mm perché i vecchi Ludwig, gli heavy brass 2 pezzi, avevano uno spessore tra il 0,7 e 0,8mm. Oggi, quasi tutti i rullanti in metallo hanno uno spessore superiore ad 1mm. Quasi tutti i miei lavori nascono dalla volontà di riproporre qualcosa che non esisteva più. Con l'esperienza inoltre, sono riuscito a capire il perché di questo e il perché di quello, imparando a combinare le varie tecniche sui rullanti che produco. I miei rullanti “Standard”, sono un mix di concetti vintage, ma ho cominciato volendo riprodurre qualcosa che rischiava di essere perduto. 

PhotobucketR: I bordi dei tuoi rullanti sono saldati e osservandoli, si nota un piccolo forellino nella piegatura interna.
A: Il bordo saldato conferisce al fusto maggior robustezza. Senza quel foro, non sarebbe possibile saldarli bene, per via dell'aria che si forma all'interno inoltre, permette di far fuoriuscire il liquido dai bordi
quando metti i fusti a bagno nella galvanica.
R: Perché la scelta di utilizzare solamente il rame e l'ottone e non l'acciaio o il bronzo? Per esempio, Lo standard della Ludwig che tutti conoscono è il Supraphonic in alluminio!
A: L'ottone perché è il metallo usato dalla Ludwig (ride)! I primi Supraphonic e i primi Super-Sensitive erano in ottone. Poi, nei primi anni 60 hanno introdotto l'alluminio perché è più economico. Amo lavorare con il rame e con l'ottone perché li conosco meglio. Il bronzo è un’altra idea che ho in mente...
R: Le nervature in che modo influiscono sul fusto? 
A: Una nervatura classica, 13mm al centro verso l'esterno del fusto ...classica risposta: perché i rullanti vecchi l'avevano così e poi quelli con 2 nervature verso l'interno, perché la Leedy li faceva così. Tre nervature le uso per i rullanti da orchestra classici tedeschi perché erano così. Le nervature danno maggior rigidità al fusto ma modificano anche un po' il suono. Più nervature metti, più acuta sarà la nota fondamentale e più sustain avrà il fusto. Negli anni ho imparato a fare i fusti in base alle esigenze: se uno mi chiede un rullante da jazz, o classico, o da rock, posso farlo suonare come più si adatta allo stile che interessa. Anche se da una a due, o da due a tre nervature non sono mondi diversi, la differenza la si può notare.
R: I tuoi cerchi sono sempre ed esclusivamente mono-flangia ed in ottone?
A: Si. L'ottone, è un materiale classico per ogni tipo di strumento musicale. Suona anche un cerchio da solo. Ha il suo timbro. Ha il suo suono. Io produco mono-flange, per orchestra, e adesso anche i die-cast in bronzo. Ne ho appena fatto un campione, è molto pesante (ce lo mostra)... è la stessa lega che usano per le campane.
R: Le tue macchinette tendi-cordiera sono estremamente efficaci e hanno un sistema molto semplice
A: L'estetica simile a quelle degli anni 20 ma adattate alle nuove esigenze. Il batterista moderno ha bisogno di qualcosa di più funzionale. Tutti suonano più forte rispetto agli anni 20/30. E' tutto un altro modo di suonare e gli strumenti devono essere fatti per resistere.
R: Sempre parlando di macchinette, hai mai pensato di farne una ad azione parallela?
A: Si, faccio la riproduzione del Super-Sensitive (ride).
R: Era lì che ti volevo portare (ride).
A: Faccio solamente la riproduzione delle macchinette per i Super e i Super-Sensitive degli anni 20 e 30, quella sotto e anche quella interna. Le faccio solo per i restauri perché sono pezzi difficili da reperire. E' un lavoro pazzesco, non conviene montarla su un rullante standard, in più non e facile da regolare, ci sono troppe viti dove potresti far qualcosa... (ride)
R: Aleggia un po' il mito della famosa batteria in rame AK-Drums. Tutti ne parlano ma nessuno l'ha mai vista... 
A: Esiste! (ride) Le batterie in rame non sono una novità, le produceva la Asba in Francia, ma la prima che ho visto era da Roberto Spizzichino. Dopo aver visto la sua, ho cominciato a farle anche io, sempre con i bordi saldati. Fino adesso ho fatto solamente 4 o 5 batterie. La mia prima ce l'ho ancora. Poi ne ho fatte due per Matt Chamberlain: un set 22”-13”-16” e una 24”-14”-18”.

- ADRIAN -

R: Parlaci un po' di Adrian... 

PhotobucketA: Dopo la maturità ho fatto la formazione per diventare orefice imparando così a lavorare il metallo, ma solo in piccole dimensioni. Il rame e l'ottone si lavorano in modo simile all'oro e l'argento. Ho iniziato a fare i primi prototipi di rullanti nel 2000 e poi solo nel 2004 ho avuto il primo che mi soddisfacesse. Da allora ho affiancato l'attività di costruttore e restauratore di tamburi a quella da orefice e poi nel 2006, quando ho fatto la “Craviotto Diamond Series”, ho smesso con i gioielli andando avanti soltanto con i rullanti.
R: ...e di Adrian batterista?
A: Non c'è molto da dire. Ufficialmente non suono più, mi piace suonare del buon vintage. Suono soprattutto grancasse dai 26” in su...
R: Tutto ovviamente precedente agli anni 40!?
A: Certamente (ride)... però ho anche una Trixon degli anni 60 che suono ogni tanto su palchi dove serve microfonare.
Qui vicino suono con una band di blues e rock '60/'70 e poi ogni tanto suono anche con un’altra band. Suonare mi serve anche per poter uscire dal laboratorio, altrimenti sarei sempre immerso nel lavoro. Abito qua vicino, e ho sempre qualcosa da fare in testa...
R: Tornando alla tua vita da batteristi, come ti sei avvicinato alla musica, suoni o hai suonato altri strumenti?
A: Ai tempi delle medie suonavo il flauto traverso ma con poca soddisfazione, quindi avevo deciso di suonare la batteria. La mia prima batteria era una vecchia Slingerland che aveva comprato mio padre e il rullante era un Ludwig Super-Sensitive. All’inizio non ero contento perché era una batteria vecchia... (ride) poi ho scoperto che il vintage era interessante e così, quando avevo un po' di soldi da parte, ne ho cercate delle altre, cominciando a collezionarne qualcuna. Ho preso qualche lezione alla Musik Schule (scuola musicale ad impronta classica o bandistica ndr.), ma non mi interessavano i timpani e gli altri strumenti classici o da banda. Volevo suonare la batteria!
Alle superiori ho avuto la prima band, e poi un altra... in un altra ancora facevamo i Blues Brothers, eravamo in 13. Andando avanti, le bands cambiavano nome ma non i componenti... (ride), ma ho sempre suonato.
Quando è iniziata la collaborazione con la Ludwig, ho smesso di suonare per mancanza di tempo. Per un anno e mezzo non ho più fatto nulla, poi però ho dovuto ricominciare perché “senza non andava!”
R: Grazie Adrian per la bella chiacchierata. 


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http://musik.messefrankfurt.com/


di Rino Cavalli – Elisabeth Orion

sabato 3 marzo 2012

La nostra Elisabeth partecipa ad un drum-contest!

La nostra Elisabeth partecipa ad un drum-contest!
E' un contest tutto al femminile quello a cui sta partecipando  la nostra Elisabeth
diamo supporto all'unica italiana in gara!!
Questo è il link dove poterla votare:

http://www.hitlikeagirl2012.com/videos/room-335


Divagazioni tra i legni

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Quanti di noi conoscono effettivamente le caratteristiche dei legni con cui sono costruite le nostre batterie? o quanti sanno scegliere il proprio strumento in base a ciò che il proprio orecchio vuol sentire e, quindi, ciascun legno può dare?

E come funziona l'accoppiata legno-cerchio? o legno-bearing edge o ancora, legno-spessore??

Facciamo una velocissima carrellata sui legni più comuni e sulle loro caratteristiche timbriche.

Partiamo dai legni; i più diffusi oramai sono noti a tutti, e sono i soliti Acero, Betulla, e Mogano; a seguire Bubinga, Pioppo, Quercia per poi andare su essenze "particolari" come Wengè, Padouk, o i "nostrani" Noce, Ulivo, Ciliegio.

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A vederla così sembrerebbe quasi che con ogni legno sia possibile costruire un tamburo, e in fondo non è del tutto sbagliato; la differenza in genere sta nella qualità del legno (scelta e stagionatura, essiccazione e provenienza) e nelle sue caratteristiche di "durezza".

La durezza infatti è un aspetto determinante per il legno; spesso incide nei costi di lavorazione (e quindi di vendita) facendo apparire magari "pregiati" dei legni che sono semplicemente "nervosi" (magari con sonorità eccellenti, certo), e quindi "costosi" solo perchè di difficile lavorazione e con grande quantità di scarto. Un esempio è il nostro Ulivo, che per essere lavorato comporta a priori una discreta quantità di legno da scartare per via della durezza e dell'elevata quantità di "nodi" al suo interno; suona benissimo, è un legno duro e resistente, ma non pregiato. Un legno comunissimo, in Italia ne sappiamo qualcosa: basta girare un pò tra le nostre colline e vedere quanti alberi di ulivo ci sono intorno a noi...

Ma allora perchè i legni "duri" sono così utilizzati?
La risposta è abbastanza scontata: i legni duri hanno frequenze tendenzialmente scure, molti bassi e pochi armonici, e sono le tipiche frequenze che piacciono ai batteristi.

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Alcuni esempi: Mogano Filippino (economico): basse frequenze, pochissimo sunstain; Padouk: basse frequenze, moltissimo attacco; Bubinga: Basse frequenze, discreto attacco; Kaya (Mogano Africano): Bassissime frequenze, scarso attacco.

Fermandoci qui, senza andare troppo oltre, abbiamo già una discreta chiave di lettura, che ci aiuta ad esempio a capire perchè, su alcuni modelli, spesso le essenze "scure" vengono accoppiate ad altri legni "chiari" come betulla o acero, che completano la carenza di toni chiari e attacco al range di frequenze che un tamburo in essenza "dura" riesce a dare.

Mentre ad esempio altri legni "viaggiano" da soli, come l'acero (così tanto utilizzato) che è un legno di media durezza, ha caratteristiche timbriche che sostanzialmente accontentano un pò tutti, con presenza di toni bassi e medi, qualche accenno di toni alti, buona lavorazione in fase di realizzazione di un tamburo (e quindi poco scarto) e numerose varietà (quindi buona reperibilità) a seconda della zona di provenienza;
o la betulla, famosa negli anni '80 e '90 grazie all'avvento della Yamaha 9000, che per le sue caratteristiche di suono "equalizzato" naturale, fece la gioia di tecnici e studi di registrazione che eliminarono code e armonici indesiderati conservando chiarezza tonale e corposità (la betulla ha bassi leggermente meno pronunciati degli altri legni ma comunque ben presenti, discreta presenza di medi e notevole quantità di alti; da qui il suono cristallino e pieno di attacco, aggressivo quasi. Allo stesso tempo non ha molta coda, è un suono fermo di suo, generalmente pulito e talvolta "metallico" e si registra con estrema facilità).

Se a questo ragionamento uniamo anche una discreta conoscenza del rapporto spessore/cerchi/suono, possiamo iniziare ad avvicinarci mentalmente al nostro "tamburo" ideale.

ciao alla prossima!


Fabrizio Granata

Cerchi a confronto

Video a cura di Mirco Rodeghiero, Elisabeth Orion e Rino Cavalli.

Ciao a tutti, nel video che abbiamo confrontato 5 cerchi su un rullante - da molti definito "lo standard per eccellenza" - Ludwig Supraphonic vintage del '65. i cerchi confrontati sono i seguenti:
1. cerchio tripla-flangia (originale Ludwig);
2. S-Hoop
3. Die-Cast acciaio
4. Die-Cast ottone
5. Die-Cast alluminio



Guarda anche il test sui rullanti a confronto:
http://drummika.blogspot.it/2013/02/snare-drums-comparison-rullanti.html


DRUMMIKA I° edizione

Drummika I° edizione
8 novembre del 2008 presso The MusicStore di Silvi Marina (TE)
Per la prima volta si è parlato di accordatura dal punto di vista tecnico e sulle caratteristiche costruttive dei tamburi... argomenti fondamentali per la ricerca del proprio suono e del proprio strumento!
Si è potuto confrontare diversi strumenti di diverse marche e quindi con caratteristiche diverse. Il principio fondamentale, era la possibilità di poter scambiare pareri e chiacchierare in relax con tutti i presenti.
Personalmente ho fatto una bella chiacchierata con Giulio Proietti proprio sul suono, sui bearing edges, sui legni e su molti altri argomenti legati al suono e all'accordatura. Abbiamo smontato un batteria e abbiamo analizzato le caratteristiche costruttive che ne determinano il suono!
Intorno a mezzogiorno è arrivato Giorgio Di Tullio, e dopo averlo aiutato a sistemare la batteria che avrebbe utilizzato, anche con lui abbiamo fatto bela una chiacchierata, prima sulle accordature da lui usate per poi proseguire con argomenti di tecnica... dopo aver pranzato con un panino ci sono state le due clinic di Di Tullio e di Agostino Magangolo e per finire il nostro Fabrizio affiancato da Proietti hanno potuto parlare di suono e accordatura.
Ecco un paio di video e la galleria fotografica dell'evento.

-un piaccola dimostrazione di tecnica del grande Giorgio Di Tullio-

-un esempio di grande musicalità del grande Agostino Marangolo-

Vai alla Gallery per vedere le foto dell'evento:

B&Bday_rid 
di Rino Cavalli

"Le batteriste"- una specie a rischio di estinzione?

Autunno 2010

Quest’articolo è dedicato alle creature forse più rare di tutto il mondo della musica. Sono difficilissime da reperire su un palco, eppure dovrebbe essere il loro habitat naturale: "le Batteriste".
La batteria è da sempre considerata uno strumento prevalentemente maschile. I figli (maschi) di solito vengono mandati a suonare la batteria, la chitarra elettrica, la tromba mentre le ragazze suonano più di frequente strumenti come il flauto o l’arpa. Sembra che gli strumenti musicali siano stati divisi in “maschili” e “femminili” forse sulla base del maggiore o minore impegno fisico richiesto per suonare. Sta di fatto che molte ragazze non considerano nemmeno lontanamente l'idea di mettersi dietro i tamburi; infatti qualora una ragazza decidesse di suonare seriamente la batteria, dovrebbe affrontare un sacco di pregiudizi e altri problemi. Non è solo il solito “Suoni bene… per essere una ragazza” di alcuni uomini a rendere difficile la vita alle batteriste, ma spesso vengono considerate solo come un’attrazione sexy; per questo motivo tante batteriste sono costrette a puntare maggiormente sull’apparenza anziché sul modo di suonare – anche perché così è più facile trovare occasioni per poter esibirsi sul palco.
Navigando in alcuni forum ho notato che anche tra musiciste c'è carenza di solidarietà. Paradossalmente ci sono tanti post di ragazze batteriste che preferiscono evitare band con troppe donne perché, secondo queste, le ragazze fanno troppe “storie” non riuscendo poi a lavorarci insieme.
Eppure non c’è motivo di disperare. Sono numerosi gli esempi di donne dietro i tamburi che dimostrano che la musica non ha bisogno di stereotipi e discriminazioni. Nomi come Cindy Blackman, Hilary Jones o – per rimanere in Italia - Alessia Mattalia vengono pronunciati in tutto il mondo con grande rispetto. La lista del sito drummerworld.com nominata “The Ladies” sta diventando sempre più lunga. A questo punto mi permetto di indicarvi un articolo della rivista Percussioni del dicembre 2005 dedicato alle “regine del ritmo”. Se la trovate ancora da qualche parte vi consiglio di dare un’ occhiata. Anche riviste famose come l'americana Modern Drummer o l'inglese Rhythm trattano sempre più spesso l’argomento della batterista.
Le donne dietro i tamburi non sono ancora tante, però sicuramente non sono a rischio d’estinzione, hanno solo bisogno di un po’ di tempo per diventare più numerose e per scoprire il mondo della batteria.

Elisabeth Orion

giovedì 2 febbraio 2012

Alessia Mattalia - l'intervista


Autunno 2010

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  1. Quando e come mai hai deciso di suonare la batteria? È stata una cosa spontanea o qualche famigliare ti ha indirizzata alla musica e alla batteria?
La decisione è stata spontanea, non ho famigliari musicisti. Ho semplicemente visto un video dei Toto a 13 anni e sono rimasta affascinata da Jeff Porcaro.
  1. Quali sono state le reazioni della tua famiglia quando hai manifestato la tua passione per la batteria? Sei stata scoraggiata in quanto donna?
I miei genitori mi hanno appoggiato iscrivendomi ad una delle scuole di batteria più rinomate di Torino, quella del Prof. Gandino, mentre gli amici mi hanno sempre visto con un misto di ammirazione ed invidia per aver fatto una scelta abbastanza inusuale.
  1. A chi ti sei maggiormente ispirata/ quali sono le influenze più importanti?
In tempi diversi Jeff Porcaro, Dave Weckl, Simon Philliips, Terry Bozzio, Thomas Lang e Marco Minnemann.
  1. Hai mai lavorato anche con altre musiciste? Che esperienze hai fatto al riguardo?
Spesso, sia in orchestre di sole donne (come nel tour di Massimo Ranieri e nel programma TV Beato tra le Donne) sia in contesti "misti", come nell'ultimo album di Jeff Beck dove l'altra musicista donna era la bassista Tal Wilkenfeld. Esperienze tutte quante molto positive più che altro per la loro diversità di situazione musicale, anche perchè a livelli professionistici devo dire di non aver trovato mai difficoltà nè grandi differenze a suonare con uomini o donne.
  1. Non sei solo una batterista, ma anche un’insegnante. Hai notato differenze fra allievi e allieve rispetto al loro modo di imparare/ studiare e – giusto per stuzzicare un po' - di bravura e atteggiamento?
Di atteggiamento a volte sì, le ragazze sono a volte più tenaci nel approfondire le tematiche di apprendimento. Come bravura no, il talento è innato e - direi - distribuito equamente tra uomini e donne.
  1. Purtroppo le musiciste (in particolare le batteriste) sono ancora molto poche. Qual è secondo te la ragione di questo fenomeno? ...c'è un giusto equilibrio o potrebbe migliorare?
Sicuramente fino a pochi anni le donne batteriste erano scelte per l'immagine e quindi chi voleva tecnica sceglieva maschi senza neanche pensarci. Oggi la situazione sta lentamente cambiando anche grazie a chi come me ha comunque cercato di impostare la propria carriera solo o principalmente sulla tecnica, cercando poi di tramandare questo metodo alle allieve. Vedremo nel prossimo futuro che risultati ci saranno...

Il nostro sito si occupa maggiormente di accordature… Per questo un’ultima domanda che non ha più direttamente a che fare con l’argomento “le batteriste” ma se hai tempo anche per questa sarebbe molto interessante per noi:
  1. In che modo accordi la batteria? Usi diverse accordature per diverse situazioni e stili di musica?
Ottima domanda, anche perché ho notato che accordare la batteria è un problema che molti batteristi neanche si pongono! Al di là del fatto di saper accordare tra loro i vari tamburi (cosa essenziale), l'adattamento del proprio set al genere che si deve suonare dipende da molte cose. In particolare - oltre all'accordatura, conta molto il materiale con cui sono fatti i fusti e tipo e marca delle pelli. Oltre ovviamente anche al lavoro dei tecnici del suono che intervengono sul tuo set quando sei in studio o sul palcoscenico, cosa che oggigiorno può portare ad adattare quasi qualsiasi tipo di legno/fusti a qualsiasi tipo di musica.

Elisabeth Orion