giovedì 7 giugno 2012

Quattro chiacchiere con Adrian Kirchler AK-Drums (2°parte)






...segue

- DOMANDE TECNICHE -
R: Passando ad argomentazioni più tecniche, mi piacerebbe chiederti un po' di cose legate allo spessore dei fusti, alla scelta dei materiali, ai bordi ed infine alle nervature. Ho visto che alcuni rullanti hanno una sola nervatura, altri che ne hanno due o tre.
A: Lavoro l'ottone a 0.7 mm e il rame a 0,8 mm. Volevo rimanere sotto 1 mm perché i vecchi Ludwig, gli heavy brass 2 pezzi, avevano uno spessore tra il 0,7 e 0,8mm. Oggi, quasi tutti i rullanti in metallo hanno uno spessore superiore ad 1mm. Quasi tutti i miei lavori nascono dalla volontà di riproporre qualcosa che non esisteva più. Con l'esperienza inoltre, sono riuscito a capire il perché di questo e il perché di quello, imparando a combinare le varie tecniche sui rullanti che produco. I miei rullanti “Standard”, sono un mix di concetti vintage, ma ho cominciato volendo riprodurre qualcosa che rischiava di essere perduto. 

PhotobucketR: I bordi dei tuoi rullanti sono saldati e osservandoli, si nota un piccolo forellino nella piegatura interna.
A: Il bordo saldato conferisce al fusto maggior robustezza. Senza quel foro, non sarebbe possibile saldarli bene, per via dell'aria che si forma all'interno inoltre, permette di far fuoriuscire il liquido dai bordi
quando metti i fusti a bagno nella galvanica.
R: Perché la scelta di utilizzare solamente il rame e l'ottone e non l'acciaio o il bronzo? Per esempio, Lo standard della Ludwig che tutti conoscono è il Supraphonic in alluminio!
A: L'ottone perché è il metallo usato dalla Ludwig (ride)! I primi Supraphonic e i primi Super-Sensitive erano in ottone. Poi, nei primi anni 60 hanno introdotto l'alluminio perché è più economico. Amo lavorare con il rame e con l'ottone perché li conosco meglio. Il bronzo è un’altra idea che ho in mente...
R: Le nervature in che modo influiscono sul fusto? 
A: Una nervatura classica, 13mm al centro verso l'esterno del fusto ...classica risposta: perché i rullanti vecchi l'avevano così e poi quelli con 2 nervature verso l'interno, perché la Leedy li faceva così. Tre nervature le uso per i rullanti da orchestra classici tedeschi perché erano così. Le nervature danno maggior rigidità al fusto ma modificano anche un po' il suono. Più nervature metti, più acuta sarà la nota fondamentale e più sustain avrà il fusto. Negli anni ho imparato a fare i fusti in base alle esigenze: se uno mi chiede un rullante da jazz, o classico, o da rock, posso farlo suonare come più si adatta allo stile che interessa. Anche se da una a due, o da due a tre nervature non sono mondi diversi, la differenza la si può notare.
R: I tuoi cerchi sono sempre ed esclusivamente mono-flangia ed in ottone?
A: Si. L'ottone, è un materiale classico per ogni tipo di strumento musicale. Suona anche un cerchio da solo. Ha il suo timbro. Ha il suo suono. Io produco mono-flange, per orchestra, e adesso anche i die-cast in bronzo. Ne ho appena fatto un campione, è molto pesante (ce lo mostra)... è la stessa lega che usano per le campane.
R: Le tue macchinette tendi-cordiera sono estremamente efficaci e hanno un sistema molto semplice
A: L'estetica simile a quelle degli anni 20 ma adattate alle nuove esigenze. Il batterista moderno ha bisogno di qualcosa di più funzionale. Tutti suonano più forte rispetto agli anni 20/30. E' tutto un altro modo di suonare e gli strumenti devono essere fatti per resistere.
R: Sempre parlando di macchinette, hai mai pensato di farne una ad azione parallela?
A: Si, faccio la riproduzione del Super-Sensitive (ride).
R: Era lì che ti volevo portare (ride).
A: Faccio solamente la riproduzione delle macchinette per i Super e i Super-Sensitive degli anni 20 e 30, quella sotto e anche quella interna. Le faccio solo per i restauri perché sono pezzi difficili da reperire. E' un lavoro pazzesco, non conviene montarla su un rullante standard, in più non e facile da regolare, ci sono troppe viti dove potresti far qualcosa... (ride)
R: Aleggia un po' il mito della famosa batteria in rame AK-Drums. Tutti ne parlano ma nessuno l'ha mai vista... 
A: Esiste! (ride) Le batterie in rame non sono una novità, le produceva la Asba in Francia, ma la prima che ho visto era da Roberto Spizzichino. Dopo aver visto la sua, ho cominciato a farle anche io, sempre con i bordi saldati. Fino adesso ho fatto solamente 4 o 5 batterie. La mia prima ce l'ho ancora. Poi ne ho fatte due per Matt Chamberlain: un set 22”-13”-16” e una 24”-14”-18”.

- ADRIAN -

R: Parlaci un po' di Adrian... 

PhotobucketA: Dopo la maturità ho fatto la formazione per diventare orefice imparando così a lavorare il metallo, ma solo in piccole dimensioni. Il rame e l'ottone si lavorano in modo simile all'oro e l'argento. Ho iniziato a fare i primi prototipi di rullanti nel 2000 e poi solo nel 2004 ho avuto il primo che mi soddisfacesse. Da allora ho affiancato l'attività di costruttore e restauratore di tamburi a quella da orefice e poi nel 2006, quando ho fatto la “Craviotto Diamond Series”, ho smesso con i gioielli andando avanti soltanto con i rullanti.
R: ...e di Adrian batterista?
A: Non c'è molto da dire. Ufficialmente non suono più, mi piace suonare del buon vintage. Suono soprattutto grancasse dai 26” in su...
R: Tutto ovviamente precedente agli anni 40!?
A: Certamente (ride)... però ho anche una Trixon degli anni 60 che suono ogni tanto su palchi dove serve microfonare.
Qui vicino suono con una band di blues e rock '60/'70 e poi ogni tanto suono anche con un’altra band. Suonare mi serve anche per poter uscire dal laboratorio, altrimenti sarei sempre immerso nel lavoro. Abito qua vicino, e ho sempre qualcosa da fare in testa...
R: Tornando alla tua vita da batteristi, come ti sei avvicinato alla musica, suoni o hai suonato altri strumenti?
A: Ai tempi delle medie suonavo il flauto traverso ma con poca soddisfazione, quindi avevo deciso di suonare la batteria. La mia prima batteria era una vecchia Slingerland che aveva comprato mio padre e il rullante era un Ludwig Super-Sensitive. All’inizio non ero contento perché era una batteria vecchia... (ride) poi ho scoperto che il vintage era interessante e così, quando avevo un po' di soldi da parte, ne ho cercate delle altre, cominciando a collezionarne qualcuna. Ho preso qualche lezione alla Musik Schule (scuola musicale ad impronta classica o bandistica ndr.), ma non mi interessavano i timpani e gli altri strumenti classici o da banda. Volevo suonare la batteria!
Alle superiori ho avuto la prima band, e poi un altra... in un altra ancora facevamo i Blues Brothers, eravamo in 13. Andando avanti, le bands cambiavano nome ma non i componenti... (ride), ma ho sempre suonato.
Quando è iniziata la collaborazione con la Ludwig, ho smesso di suonare per mancanza di tempo. Per un anno e mezzo non ho più fatto nulla, poi però ho dovuto ricominciare perché “senza non andava!”
R: Grazie Adrian per la bella chiacchierata. 


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http://musik.messefrankfurt.com/


di Rino Cavalli – Elisabeth Orion

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